Gioco d’azzardo, il problema della comunicazione ai giocatori | |
in: Web So/Code: Generico Data: 02/08/2018 Ora: 10.31:00 Articolo visualizzato: 4189 volte |
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Il problema della comunicazione legata al gioco d’azzardo è ormai argomento di dibattito quotidiano. Il Decreto Dignità ha posto l’accento sulla presenza massiccia di messaggi pubblicitari sulle case da gioco nella vita di tutti i giorni dei potenziali giocatori. La soluzione, di certo estrema, è il divieto totale, sia sui mezzi di informazione sia come sponsor pubblicitari. La decisione del governo ha provocato forti discussioni, soprattutto tra chi ritiene il provvedimento adeguato e chi si preoccupa delle sue conseguenze a livello finanziario per le imprese che traevano profitti dalla cessione dei diritti pubblicitari. L’impressione è appunto che l’errore sia a livello comunicativo. A Milano si è di recente svolto un convegno per presentare la ricerca condotta dall’Osservatorio di Gioco relativa al 2017-18. Le riflessioni che ne sono seguite hanno evidenziato il ruolo fondamentale che la comunicazione deve ricoprire nella riabilitazione dell’immagine del gioco d’azzardo. Allo stato attuale, il settore del gambling soffre ancora della reputazione negativa fomentata dall’idea del giocatore incallito che si indebita in bische clandestine.
In realtà l’industria ha creato diversi strumenti a favore dei propri clienti, cercando di aiutarli a gestire le proprie puntate. Da molto tempo i siti di scommesse permettono di impostare un massimale di ricarica mensile, così che gli utenti possano decidere come gestire i loro fondi. Una risorsa usata poco e male, che potrebbe essere la risposta al problema della ludopatia. Soprattutto se si trovasse un sistema per applicarla anche al comparto live, magari riconoscendo l’identità del giocatore tramite la tessera sanitaria. L’idea potrebbe inoltre aiutare a combattere in modo definitivo il gioco minorile che, seppur drasticamente diminuito grazie alle recenti normative, rimane un fenomeno ancora presente in Italia. Il comparto che più potrebbe essere danneggiato dalla mancanza di pubblicità è quello delle scommesse sportive, ma anche le slot machine rischiano di subire un calo di introiti. Le AWP e le videolottery costituiscono insieme circa la metà del volume di gioco italiano, raccogliendo insieme non meno di 48 miliardi di euro all’anno. Una cifra che il nostro mercato del lavoro non si può permettere di ridimensionare, almeno non senza rivedere il numero di dipendenti impiegati nel settore (ad oggi circa 120.000, escludendo bar ed esercizi che dalle macchinette ricavano guadagni secondari). Il governo Renzi aveva già previsto una riduzione delle slot machine sul territorio italiano, trovando una parziale applicazione con il suo successore Gentiloni. Difficile per l’industria delle slot machine riuscire a sopportare un ulteriore taglio senza far fronte a una riduzione del personale.
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